di Francesco Carrino
Pensate che in soli tre mesi, da dicembre 2022 a marzo 2023, i conti correnti degli italiani hanno subito una variazione negativa pari a oltre 50 miliardi. Ma come? Ma perché? Sono domande che ci faremmo se non fossimo troppo impegnati, e spesso pilotati, in un metaverso politico economico fatto di menzogne.
La realtà è che l’allarme rosso sui risparmi degli italiani sta diventando sempre più asfissiante, l’impossibilità di tenere il passo con i prezzi sta erodendo la liquidità del sistema con una follia degna del miglior film horror. A dirlo sono i dati.
Ecco cosa ci rivela un’indagine della Federazione Autonoma Bancari Italiani: il carovita non solo ha mandato, in parte nelle tasche dello stato, i 50 miliardi bruciati nel 2023, ma ha anche iniziato a scavare nelle riserve delle aziende (seguiranno i numeri). Ma non è tutto! Tra i fenomeni più bizzarri del nostro attuale sistema monetario, c’è la sfida tra i tassi bancari.
Entriamo nel merito della vera escalation.
“Analizzando i dati relativi agli ultimi anni, emerge una media dell’1,36% per i tassi attivi applicati dalle banche ai finanziamenti a fine 2021“, scrivono nell’elaborazione Fabi. “Nel dettaglio, i mutui alle famiglie presentano un tasso del 1,40% e i prestiti alle società non finanziarie registrano un tasso del 1,31%. Per quanto riguarda i tassi passivi sulla raccolta, si osserva un valore prossimo allo 0,21%, inclusi il 0,39% per le famiglie e lo 0,04% per le imprese.”
“Nel corso del 2022, abbiamo assistito a un costante aumento dell’interesse sui prestiti, per le politiche monetarie adottate dalla Bce. La media dei tassi d’interesse del mese di dicembre si è stabilizzata al 3,45%, con il 3,34% per i mutui destinati alle famiglie e il 3,56% per i prestiti rivolti alle imprese.”
L’aumento del costo del denaro al 3,5% a marzo, poi elevato al 3,75% a maggio, ha causato un aumento dei tassi sui mutui alle famiglie al 4,36% e su quelli per i prestiti alle imprese al 4,33%. Tuttavia, non è stato riscontrato un incremento corrispondente per i tassi passivi. Gli interessi bancari sui depositi della clientela sono rimasti bassi, con una media del 0,4%, composta da un tasso del 0,50% per le famiglie e del 0,30% per le imprese.
Sempre secondo la ricerca recente Fabi (dati Bankitalia), le famiglie italiane hanno depositato circa 1.163 miliardi di euro alla fine del 2021 e 1.174 miliardi nel dicembre 2022, mentre la liquidità in conto delle imprese si è attestata a circa 428 miliardi a fine 2022 e 423 miliardi nel dicembre precedente.
La sveglia sui risparmi degli italiani suona decisa alla fine del primo trimestre del 2023 continuando a erodere pesantemente la liquidità del sistema. “A marzo, la diminuzione dei depositi delle famiglie si attesta al 2,14% – raggiungendo il valore di 1.149 miliardi di euro – mentre quelli delle imprese subiscono un calo del 7,56%, con un valore totale di soli 390 miliardi. Il tasso medio di variazione è del 5%, con una conseguente perdita monetaria di circa 25 miliardi di euro per le famiglie e 32 miliardi per il sistema imprenditoriale”.
Se hai dei risparmi sul tuo conto corrente, sei particolarmente colpito, poiché i tuoi soldi valgono sempre meno. Oramai è evidente. Le banche, che hanno beneficiato dell’aumento del costo del denaro incassando di più con gli aumenti degli interessi appunto, devono ora rimborsare la propria clientela alzando i tassi d’interesse sui conti correnti deposito. Devono offrire di più sui depositi altrimenti questi sceglieranno altri lidi più generosi nei rendimenti. Ergo: il rischio fuga dai depositi dai conti correnti bancari in Europa potrebbe essere solo all’inizio