di Francesco Carrino
La Banca Centrale Europea ha deciso di aumentare i tassi di interesse di 25 punti base. Nel complessivo i tassi della BCE sono aumentati di quasi 400 punti in circa un anno. Una percentuale fuori controllo, sopratutto per chi si ritrova a dover pagare le rate di un mutuo a tasso variabile.
Tuttavia, la decisione della Banca Centrale è stata presa in seguito a una revisione delle proiezioni economiche, che secondo gli analisti è stata piuttosto critica. Gli esperti hanno in effetti definito le previsioni sulla crescita troppo ottimistiche, e quelle sull’inflazione troppo pessimistiche.
Secondo Unicredit riporta Milano Finanza, «la vera sorpresa è stata la revisione al rialzo delle proiezioni sull’inflazione», mentre «la previsione del pil è stata ridotta solo marginalmente, lasciando una traiettoria di crescita troppo sostenuta». L’orientamento restrittivo che ne è derivato potrebbe avere conseguenze sul Pil.
Infatti, dobbiamo ricordare che la Banca Centrale Europea sta attualmente affrontando diverse difficoltà, tra cui la recessione tecnica con una contrazione dello 0,1% del PIL. Un aumento dei tassi non sembra essere la soluzione ideale in questo contesto perchè aggraverebbe la situazione economica. Tuttavia, una inversione a U da parte della BCE sui tassi di interesse al momento sembra improbabile. Il direttore della BCE, Ramenghi, si aspetta che la politica dei rialzi continui anche dopo il 15 giugno. Ergo, ci aspetta un periodo economico duro, molto duro.
Considerate che nella giornata di ieri si sono registrati significativi incrementi delle previsioni sull’inflazione nell’Eurozona, sia in termini complessivi (headline) che escludendo alimentari ed energia (core). In particolare, i dati headline sono aumentati dello 0,1% per l’arco temporale che va dal 2023 al 2025, con un focus particolare sull’ultimo anno in cui l’inflazione è attesa al 2,2% (2025). Ciò rappresenta una distanza dal target del 2% a medio termine che non verrà raggiunto. Tuttavia, maggiormente rilevante è stata la variazione al rialzo delle stime per l’inflazione core: un aumento dello 0,5% per l’anno in corso, con una previsione del 5,1%, e per il prossimo, con una previsione del 3% rispetto al 2,5% precedente. Nel 2025 è atteso un tasso di inflazione del 2,3%. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha giustificato tale incremento con l’aumento del costo unitario del lavoro, sebbene abbia sottolineato l’assenza di rischi di spirali tra prezzi e salari. Inoltre, ha definito la resistenza del mercato del lavoro come un “enigma”.
Infine, la Lagarde ha parlato di consenso «molto molto ampio» nel board rispetto alla linea intrapresa.