Eppure, mentre ascolto le affermazioni iperboliche di alcuni dei miei colleghi bitcoiner, non posso fare a meno di ricordarmi del movimento esperanto e del suo destino.
È possibile che tra cento anni bitcoin non diventi la valuta universale dell’umanità, ma piuttosto un progetto sepolto nei meandri e ricordato solo da una piccola minoranza?
Per rispondere a questa domanda, diamo un’occhiata ai numerosi parallelismi che ci sono tra bitcoin e l’esperanto, nonché ad alcune delle differenze chiave che potrebbero indicare un risultato molto diverso a favore di bitcoin.
Bitcoin, come è noto, non è stato il primo tentativo di creare una forma di valuta completamente digitale e neutrale – un “oro digitale” – ma è stato il primo a riuscire a combinare con successo le caratteristiche di decentralizzazione, anonimato, immutabilità e stabilità.
Gli sforzi per creare una lingua universale risalgono al Medioevo quando furono sperimentati un’ampia varietà di sistemi, dove la maggior parte di essi era completamente poco pratica e utilizzabile e infatti e non raggiunse mai un’adozione diffusa.
Solo con la comparsa dell’esperanto venne costruita una lingua che era allo stesso tempo regolare nella grammatica e piacevolmente naturale nell’impressione generale.
Fu proprio la combinazione di queste due caratteristiche che portò all’adozione precoce ed entusiasta dell’esperanto in tutto il mondo.
L’esperanto, come il bitcoin, è stato presentato al mondo sotto forma di pubblicazione pseudonima.
Il 26 luglio 1887 fu pubblicato a Varsavia un libro dal titolo Lingua internazionale , del “Dr. Esperanto.” In questo libro, l’autore espone la semplice grammatica e fonologia della sua lingua inventata e a corredo aggiunge a un vocabolario di base con istruzioni per il suo utilizzo.
Questo libro, chiamato dagli esperantisti unua libro (“primo libro”), potrebbe essere visto come il White paper di Satoshi Nakamoto, che ha dato vita a bitcoin.
Il vero nome dell’autore era Ludwig Lazar Zamenhof, e il suo pseudonimo significa “colui che spera”.
Zamenhof, suddito dell’Impero russo, sapeva che tutto ciò che sapeva di internazionalismo veniva visto con sospetto dalla classe dirigente zarista. Nonostante ciò, la “lingua internazionale” di Zamenhof trovò rapidamente applicazione sia in Russia che in Europa, e presto anche nelle Americhe e in Asia.
Una volta che l’esperanto ebbe raggiunto un certo successo, non ci volle molto affinché alcuni dei suoi aderenti contestassero alcune caratteristiche della lingua che si riteneva sminuissero la sua semplicità o il suo fascino estetico.
Alcuni eminenti esperantisti iniziarono a proporre riforme della lingua e, quando tali riforme furono respinte dalla maggioranza, si staccarono per fondare movimenti alternativi attorno alle proprie forme riformate di esperanto.
Questi accadimenti potrebbero essere paragonati ai vari fork cui abbiamo assistito nel corso del tempo su Bitcoin (ad es. Bitcoin Cash, Bitcoin Classic, ecc.).
Il fork di di maggior successo dell’esperanto fu Ido, che però non ha mai raggiunto la popolarità o la portata dell’originale, e ad oggi conta al massimo qualche centinaio di parlanti dedicati.
Oltre a queste iniziative di scissione ci sono stati anche progetti completamente nuovi che pretendevano di fare ciò a cui l’esperanto aspirava, ma a loro dire in modo migliore.
Uno di questi esempi è l’interlingua che era fondamentalmente una modifica del latino, privata delle complessità grammaticali, con un aspetto ancora più naturalistico dell’esperanto. Tale esperimento per un certo periodo ha goduto di una certa credibilità nella comunità scientifica, prima di perdersi nei meandri.
Progetti come questo possono essere paragonati a tutti quei progetti Bitcoin killer che sono nati nel corso del tempo.
Se esiste una “cultura del bitcoin”, si può dire con ancora maggiore certezza che esiste una “cultura dell’esperanto”, e infatti non solo esiste un’Associazione Universale dell’Esperanto ma esiste anche una bandiera (quella verde che vedete nell’immagine dell’articolo) e un inno dell’Esperanto .
Per un certo periodo di tempo ci fu anche un tentativo di creare una moneta internazionale (lo “Stelo”, con un valore fissato presumibilmente a mezzo fiorino olandese).
Se i bitcoiner, in generale, tendono verso idee libertarie, l’esperanto, con la sua enfasi sulla fratellanza universale, piace di più agli individui di sinistra (sebbene in nessuno dei due casi questa sia una regola ferrea).
Perché l’esperanto ha fallito?In quanto lingua artificiale strutturalmente semplice, flessibile e facile da imparare l’esperanto è stato un successo (sorte diversa appartiene alla sua diffusione).
Sono un nerd delle lingue e ho trascorso decenni a studiare lingue che vanno dal tedesco all’ojibwe, dall’italiano al giapponese, e posso testimoniare per esperienza personale che poche settimane di studio dell’esperanto possono produrre una facilità nella lingua equivalente a molti mesi, se non anni, di studio di qualsiasi lingua naturale che abbia incontrato.
Ma l’obiettivo finale di Zamenhof era quello di creare una lingua universale per la comunicazione internazionale che sostituisse le lingue naturali come l’inglese e il francese, colme di complessità grammaticali e cariche del fardello dell’imperialismo e del dominio.
Sotto questo aspetto l’esperanto è un totale fallimento.
Centoventisei anni dopo che il “Dr. Esperanto” ha pubblicato il suo Linguaggio internazionale , il numero degli esperantisti attivi ammonta al massimo a uno o duecentomila – più o meno lo stesso numero di coloro che parlano navajo o basco.
Perché allora l’esperanto ha fallito in modo così clamoroso?
Credo che ci siano diversi fattori importanti. In primo luogo, il sistema prevalente di comunicazione internazionale non era rotto, e nemmeno si stava rompendo.
Diciamolo chiaro: chiunque svolga un’attività diplomatica seria o effettui importanti transazioni finanziarie tra lingue diverse investirà il tempo necessario a imparare un’altra o due lingue, oppure avrà traduttori professionisti a portata di mano quando richiesto.
Per quanto riguarda i turisti, per quelli di noi che parlano una delle lingue principali (ad esempio inglese, francese, mandarino, ecc.) generalmente non è difficile trovare informazioni turistiche e guide nella propria lingua quando si viaggia all’estero, mentre per coloro le cui lingue native non sono ampiamente parlate (ad esempio, l’olandese, il coreano o il wolof) queste persone hanno generalmente imparato l’attuale lingua internazionale di fatto – l’inglese – per cavarsela ragionevolmente bene.
Lo sviluppo di app di traduzione in tempo reale che utilizzano l’intelligenza artificiale ha solo reso le cose più semplici.
In sostanza, l’esperanto non rappresenta un miglioramento sufficiente grande rispetto al sistema attuale per far si che le persone investano il tempo minimo necessario per impararlo.
In secondo luogo, l’esperanto non ha il sostegno di alcuna grande potenza militare o economica, e questo non è un dettaglio da poco.
È un detto comune in linguistica che “una lingua è un dialetto con un esercito”. Si potrebbe altrettanto dire che “una lingua è un dialetto con un’ampia rete commerciale”.
Nessuna lingua ha mai raggiunto un’importanza regionale o globale senza servire gli interessi dell’impero.
Il corollario di tutto ciò è che l’esperanto deve affrontare l’opposizione passiva o attiva di quelle potenze le cui lingue sono già dominanti.
L’unico momento nella storia in cui l’esperanto si è avvicinato al riconoscimento internazionale è stato negli anni ’20, quando fu proposta l’adozione della lingua da parte della Società delle Nazioni. In quell’occasione solo un delegato si è opposto alla proposta: il delegato francese, che ha sostanzialmente posto il veto.
Da allora, l’esperanto non ha mai più raggiunto una popolarità tale da costituire una minaccia alle lingue esistenti – ma la storia ci insegna che, se ciò dovesse accadere, verrebbe contrastato con forza ed efficacia.
Infine, la cultura dell’esperantismo può risultare scoraggiante per coloro che, spinti dalla curiosità, iniziano ad esplorare la lingua.
Personalmente ho trovato la bandiera, l’inno, le promesse di pace nel mondo attraverso l’esperanto e tutto il resto un bizzarro sostituto della religione, ben lontano dalla proposta meramente pratica di una lingua comune per la comunicazione internazionale.
Lo stesso Zamenhof ha proposto una propria religione mondiale: l'”Homaranismo” (lotta per un’umanità unita), e l’esperanto ha avuto il sostegno entusiasta della fede mondiale baha’i sin dagli anni ’20.
Per coloro che non hanno bisogno di una religione surrogata (sia perché rifiutano la religione sia perché hanno già un impegno religioso), questo potrebbe essere un motivo sufficiente per rinunciare all’esperanto.
Bitcoin è l’esperanto del denaro?
A prima vista, Bitcoin condivide, alcune delle vulnerabilità che hanno portato al fallimento dell’Esperanto, tuttavia, ci sono delle importati sfumature che ritengono possano portare ad un diverso risultato.
Bitcoin rappresenta una minaccia per quelle potenze che beneficiano maggiormente del sistema finanziario attuale, perchè fornisce alla gente un mezzo per aggirare quel sistema e potenzialmente per sostituirlo.
Al momento, questi poteri sembrano poco propensi a considerare bitcoin come una seria minaccia, e di questo dobbiamo essere grati.
Nel momento in cui coloro le cui carriere e fortune dipendono dagli incentivi distorti del sistema fiat riterranno bitcoin una minaccia risponderanno con tutti i mezzi a loro disposizione e tenteranno di schiacciare il bitcoin in un modo o nell’altro.
Meno cruciale, ma comunque fattore degno di nota è il concetto relativo alla cultura massimalista di bitcoin. I bitcoiners ritengono con sicurezza non solo che bitcoin sostituirà il sistema fiat nel prossimo futuro, ma che “risolverà tutto”, dove per tutto si intende tutto ciò che porta alla miseria l’umanità: povertà, guerra, disuguaglianza, ingiustizia ecc.
A quanto pare, prima dell’invenzione del fiat System c’è stato un tempo edenico in cui tutti vivevano in prosperità e armonia e la giustizia era perfetta… Esagero, naturalmente… Questo ideale non è forse lo stesso tipo di religione sostitutiva che si vede nella cultura esperantista?
Tuttavia, come dicevo all’inizio c’è un’enorme differenza tra il bitcoin e l’esperanto ed è il fatto che il sistema dominante sta fallendo o, come dice Lyn Alden , “ è rotto”.
Non è necessario essere un bitcoiner per capirlo: sempre più persone che non hanno mai sentito parlare di bitcoin guardano allo sconcertante aumento del deficit, ai miliardi di dollari evocati e inviati in guerre e al pesante fardello dei costi crescenti di generi alimentari, carburante, assistenza sanitaria e istruzione, e si rendono conto che il sistema non funziona più, oppure, se funziona, non funziona per loro!
Inoltre, Bitcoin sta già fornendo a milioni di persone i mezzi – se non per sostituire il sistema – almeno per limitarne gli effetti dannosi su se stessi e sulle loro famiglie.
Per chi vive nei paesi sviluppati, Bitcoin ha già dimostrato il suo valore come parte di un piano di risparmio a lungo termine. Per coloro che fuggono da governi autoritari, è già stato un mezzo per fuggire con almeno parte della ricchezza accumulata e per coloro che vivono in paesi con tassi di inflazione elevati, ha già dimostrato il suo valore come mezzo per preservare il valore.
Infine, il fatto che un intero piccolo paese, El Salvador, abbia già utilizzato bitcoin per aggirare il sistema imposto dal FMI è di grande significato e deve spingerci a riflettere.
Anche se i potenti che muovono i fili della stampante della fiat money schiacciassero Bitcoin nella mente di molti sarebbe comunque stato creato un precedente, e questo è un fatto, che lo si voglia accettare oppure no!
In conclusione quindi l’esperanto e il bitcoin rappresentano entrambi un tentativo di progettare una sostituzione più razionale del sistema che si è evoluto nel corso dei millenni.
Entrambi promettono di porre rimedio agli attriti, alle distorsioni imposte dai sistemi naturali e ai danni da essi causati alle persone.
Come per l’esperanto, anche Bitcoin sarà contrastato dallo status quo nella misura in cui questa soluzione ingegneristica rappresenta una minaccia per il sistema.
A differenza dell’esperanto, però, il bitcoin ha stabilito la sua utilità al di là di ogni dubbio, e questa non farà altro che aumentare con il deterioramento del sistema prevalente.
Naturalmente è ancora possibile che tra cent’anni il bitcoin venga considerato un’idea meramente nobile e destinata al fallimento, ma ciò accadrà solo se Bitcoin non avrà la resilienza necessaria per sopravvivere agli inevitabili attacchi dei potenti che reggono il sistema fiat.
Sono sicuro al cento per cento che tali attacchi arriveranno e per ovvie ragioni, non posso essere così certo che il bitcoin sopravviverà a questi, tuttavia, ho abbastanza certezze per continuare a comprare e detenere bitcoin per i miei figli e nipoti.
Articolo di Paul Fox.