Molte persone sono convinte (sbagliando) che vendere su internet molti oggettini a cifre irrisorie non comporti alcun obbligo nell’apertura di una partita IVA. In questo articolo andiamo ad approfondire il commercio elettronico e la P.Iva.
Partiamo subito dicendo che in merito ai criteri per l’apertura della Partita IVA regna un po’ di confusione. Negli ultimi anni si è diffusa l’idea (errata) del criterio dei 5.000 € di fatturato, cifra sotto il quale non sarebbe necessaria.
Vediamo insieme di sfatare questo mito.
Il commercio elettronico è assimilato al commercio in generale e perciò è regolamentato dalle stesse normative.
La questione apparentemente è semplice: se facciamo un lavoro con regolarità, stabilità e sistematicità siamo obbligati ad aprire la partita IVA.
In altre parole dobbiamo aprire partita IVA ogni volta che stiamo svolgendo un’attività in maniera costante nel tempo, anche se guadagniamo poco!
Oltretutto il promuoversi e farsi pubblicità online è vietato nel caso di prestazione occasionale, ma si può fare solo se si ha una P.IVA.
Per riassumere, la normativa non fa differenza tra vendita presso negozi e online. Pertanto chi avvia un negozio online per svolgere commercio elettronico deve avere la P.Iva poiché viene considerato a tutti gli effetti come un commerciante e di conseguenza è soggetto anche agli adempimenti ed obblighi fiscali per vendere online. (Per trovare il codice ATECO che fa al caso tuo clicca qui).
Vediamo alcune faq:
- È’ vero che se mi promuovo su facebook con le pubblicità a pagamento o soltanto con dei semplici post gratuiti devo avere una partita IVA?” – Si, perché se si ci pubblicizza regolarmente vuol dire che non stiamo facendo un lavoro occasionale, ma stiamo dando alla nostra attività sistematicità e un minimo di organizzazione strategica e commerciale.
- “Se di tanto in tanto creo qualche sito internet per i miei clienti so che posso usare le prestazioni occasionali, ma se mi faccio un sito web per promuovere la mia attività sono costretto ad aprire partita IVA? – Se ti promuovi il tuo lavoro non è più occasionale; se hai un sito web, dei biglietti da visita o peggio ti stai promuovendo anche con dei volantini e tramite altri canali, sei assolutamente obbligato ad avere una partita iva.
Da quest’anno poi, è bene fare attenzione anche alle vendite di oggetti/abiti usati, infatti dal 1° gennaio 2023 è entrata in vigore la direttiva europea che obbliga i gestori di queste piattaforme, come ad esempio vinted, airbnb, booking ecc, a comunicare i dati e il flusso di vendite alle autorità fiscali.
Questo non avviene per tutti, ma solo se si verifica una di queste due condizioni:
- Hai concluso 30 vendite o più in un anno
- Hai guadagnato più di 2.000 €
Le verifiche saranno fatte al 31-12-23, dopodiché se rientri in uno di questi due casi, ti arriverà un modulo da compilare con i tuoi dati e forse ti verranno richiesti altri documenti aggiuntivi.
I dati compilati saranno poi trasmessi all’agenzia delle entrate che effettuerà controlli per capire se dovrai versare imposte su queste vendite.
Attenzione perché se non compili questi dati le piattaforme di riferimento prenderanno provvedimenti, come ad esempio chiuderti l’account.